La psicologia nel trading

16 3 2018 - 2 commenti
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La psicologia nel trading: la chiave del successo

Sono più di 20 anni che pratico trading e in tutto questo tempo mi sono imbattuto in migliaia di trader che si concentrano sul proprio metodo e sul money management. Alcuni trascorrono anni a cercare e sviluppare una tecnica infallibile, creando indicatori o algoritmi di trading, altri si specializzano in “metodi” di trading come l’Elliotismo o l’Ichimoku, tecnica quest’ultima tornata alla ribalta dopo quasi 100 anni nel dimenticatoio. Anche in questo universo vengono lanciate delle mode, degli indicatori più o meno popolari per un certo periodo di tempo, che poi spariscono dalla circolazione per una cinquantina d’anni e vengono rispolverati per una nuova generazione di trader, con le stesse aspettative dei loro predecessori e che commetteranno esattamente gli stessi errori. Il 99% dei trader si concentra su questi due fattori: un metodo o un indicatore e un Money management efficace. Alcuni trader trascorrono anni della loro vita a sviluppare dei sistemi, dei metodi ultracomplessi ed il risultato è sempre lo stesso: nonostante ore ed ore di lavoro, di riflessione, di analisi, non guadagnano mai denaro.

Perché con i trader la storia di fallimenti si ripete? Per rispondere a questa domanda, potete dare una delle risposte già pronte e tanto care ai trader mediocri: è colpa dei broker, delle banche, della sfortuna. Anche in questo ambito, gli uomini hanno una fervida immaginazione e alcuni trader sconfinano persino nella paranoia: quel broker ha venduto € 4 miliardi di azioni del CAC 40 per far crollare l’indice di 100 punti e far scattare i suoi stop facendogli perdere € 1.000. Giudicate voi se sia il caso di ridere o piangere. Questo comportamento denota sempre una forma di immaturità. Quel soggetto è rimasto a quando era bambino, a quando cioè era al centro dell’universo genitoriale.

In realtà non contiamo nulla, non siamo nessuno, a meno che non abbiamo 1 miliardo di dollari sul nostro conto. Molti trader fanno fatica a comprendere questo concetto. Siamo solo un granello di sabbia su una spiaggia. In tanti si sentono inconsapevolmente punti nell’orgoglio, si ritengono così importanti, il centro del proprio universo, al punto da trovare insopportabile quando il mercato sbatte loro in faccia l’amara verità: siamo tutti insignificanti e nessuno sa che esistiamo. Quante persone hanno visto il proprio ego crollare sotto i colpi dell’unica realtà del trading: siamo responsabili delle nostre azioni, delle nostre operazioni e dei risultati che conseguiamo. È inutile accampare scuse; siamo bravi o non lo siamo. Siamo noi ad aver premuto il pulsante acquista o vendi. Questi esempi che ci fanno sorridere, sono sfortunatamente la realtà quotidiana sui forum di borsa e ci dimostrano come questi trader saranno destinati a fallire. Perdono di vista il punto centrale, l’essenza stessa del trading, la quintessenza, gli aspetti di maggiore importanza per avere successo in questa professione: la psicologia, il lavoro su se stessi.

freud

Freud sarebbe stato un trader di successo

 

Se aggiungete ad una psicologia carente un’errata gestione delle pulsioni otterrete un risultato scontato: un trader fallimentare sul medio o lungo termine. Finirà con l’essere travolto dalle emozioni, la sua para-eccitazione, per dirla con le parole di Freud, cederà all’assalto delle pulsioni interne ed esterne e andrà in “tilt” sotto i colpi della pressione, delle emozioni, della tensione, rovinando in pochi minuti o ore quanto di buono fatto in mesi o anni di lavoro. Anche l’idea che il trading automatico permetta di risolvere questo problema è una chimera. Il trader che sviluppa un proprio algoritmo, pensando che questo lo metterà al sicuro dalle pulsioni, crea soltanto uno schermo, un filtro aggiuntivo, un albero che nasconde una foresta intera. Non appena rimette mano al suo codice, trasferisce in esso le sue pulsioni; non lo migliora, anzi lo peggiora. Per rendere il trading automatico realmente efficace, è necessario che il software funzioni autonomamente, senza i continui interventi o “miglioramenti” di un trader in preda a una crisi di nervi.

Il vero lavoro di un trader è sulla sua psicologia; solo così riuscirà a incanalare le emozioni o almeno trovare il modo di tenerle sotto controllo. Per avere successo come trader, è sufficiente conoscersi. Torniamo quindi al discorso di partenza. Il trading è innanzi tutto un’esperienza personale, una delle avventure più impegnative della nostra vita, ma anche una delle più appassionanti. Non esistono trucchi. Tradando si scopre quello che c’è in noi, la parte non razionale, le pulsioni radicate nel profondo. Per paura di scoprire come sono realmente, molti trader rifiutano di far emergere questo aspetto fondamentale del trading, dal quale dipende il 90% dei risultati. Si rifugiano nei libri, nei metodi, negli algoritmi di trading, nei corsi di formazione, per tenersi occupati, per scansare la realtà: sistemi, metodi, indicatori, Money management sono soltanto fumo negli occhi finché non si accetta questa semplice verità: un trader senza metodo, ma che sa gestire le sue pulsioni, guadagnerà inevitabilmente denaro, un trader con il miglior metodo al mondo sarà destinato a soccombere se non ha fatto l’unica cosa che vale la pena fare: lavorare su se stessi.

Numerosi studi di psicologia comportamentale condotti tra gli anni ‘80 e ‘90 puntano tutti nella stessa direzione: prendete 20 persone e date loro delle semplicissime regole di trading da seguire, ad esempio un elenco di 3 punti prima di piazzare e confermare un ordine, quindi lasciateli tradare per un mese. Otterrete 20 risultati completamente diversi. Questo studio è stato ripetuto centinaia di volte da decine di università americane, inglesi, canadesi e i risultati non sono mai cambiati: con un metodo della massima semplicità, che anche un quattordicenne potrebbe applicare, gran parte di loro perderà tutto nell’arco di un mese e pochi invece guadagneranno denaro. E questo nonostante le condizioni, il piano di trading, il capitale e il broker fossero tutti uguali. L’unica differenza è quello che succede nella loro testa.

La chiave del successo in numerosi settori professionali, come lo sport professionistico o il trading, è il controllo della propria personalità e il lavoro su se stessi. Per essere un trader di successo, è meglio sottoporsi ad una psicanalisi per risolvere i propri problemi con il denaro, capire il proprio ego, piuttosto che lavorare inutilmente sui grafici. Per quanto sia un lavoro lungo e difficile, è anche il più “redditizio”. È proprio questo a spaventare molti trader: scoprire perché reagiscono in un determinato modo quando sono sotto pressione, perché non riescono ad accettare le perdite, perché le loro emozioni prendono il sopravvento, perché non hanno pazienza, perché sono euforici quando concludono un’operazione vincente e perché diventano insopportabili con gli altri quando perdono. Perché in loro convivono così tante emozioni contraddittorie, violenza, gioia, disperazione? Perché il trading fa emergere tutto questo? Sono alcune delle domande con le quali prima o poi i trader dovranno necessariamente misurarsi. Non ci sono alternative: o si accetta di guardarsi allo specchio e si inizia un lungo percorso, che potrebbe durare anni e senza sapere dove conduce, oppure si resiste e ci si rifugia nei libri, nei metodi, per evitare di vedere in faccia la realtà. Si ricomincia così un nuovo circolo vizioso verso il fallimento.

Gran parte dei trader scapperà di fronte a queste domande, rifiuterà di affrontarle. Il lavoro psicologico spaventa. E questo è comprensibile. Cimentandosi nel trading, non avevano idea di quali porte si sarebbero aperte. A onor del vero, non hanno tutti i torti: il marketing del mondo della finanza ripete che è facile praticare trading. Hanno ovviamente bisogno di nuovi clienti e, nella nostra società, la maggior parte delle persone pretende risultati immediati e senza sforzo. Non a caso si parla di cultura del tempo libero e della deresponsabilizzazione. Alla fine, si ritrovano di fronte alla sfida più ardua della loro vita, che non consiste nel guadagnare denaro, bensì comprendere i meccanismi della loro psiche. Senza questo sforzo, i guadagni resteranno un miraggio. Ogni tanto, quel trader potrà concludere qualche buona operazione, ma alla fine perderà tutto perché ha mentito a se stesso. Non si possono soffocare le proprie pulsioni, riemergeranno sempre e lo scotto da pagare sarà più alto.

Sentirsi dire che il trading è una professione complessa, che richiede anni, che la tecnica non basta per guadagnare, è difficile da accettare e da scrivere, dato che è in contrasto con il marketing delle istituzioni finanziarie e con i desideri delle persone. E spesso in molti preferiscono le bugie, poiché li rassicurano. Le elezioni sono un ottimo esempio di questo concetto. Ma quando si dice la “verità”, ci si oppone ai sogni di molte persone, si genera in loro un sentimento di frustrazione e ci si espone alla loro aggressività. È meglio mentire e coccolare il trader piuttosto che dire la verità: senza un lavoro profondo su se stessi, è impossibile guadagnare in borsa sul lungo termine. Il 90% del trading è psicologia. Tutti i metodi, tutti gli indicatori possono far guadagnare denaro, non è questo il problema. Il problema siete voi. Lavorate su voi stessi e, in seguito, qualsiasi metodo funzionerà, perché potrete applicarlo senza crollare psicologicamente, senza lasciarvi travolgere dalle emozioni o dal vostro ego.

A riprova di questo, se ne ce fosse ancora bisogno, gli analisti tecnici che guadagnano denaro in borsa si contano sulla punta delle dita. Se guadagnassero davvero farebbero i trader. Conosco di persona tantissimi “celebri” analisti incapaci persino di seguire i loro stessi consigli, poiché vengono travolti dalle emozioni non appena iniziano a tradare. Sono dei pessimi trader, ma solo alcuni hanno avuto il coraggio di ammettere che non hanno mai guadagnato un centesimo.

Se sono ormai 5, 10 o 20 anni che perdete denaro in borsa, mettete da parte i libri, i metodi e fate l’unico lavoro che vale davvero la pena fare: recatevi da uno psicanalista, uno psicologo. Cercate di comprendere perché non siete in grado di seguire il vostro money management, perché non riuscite ad accettare le perdite. Svelate il volto nascosto del trading e scoprite voi stessi. Interrompete questo supplizio che condanna il trader ad un ciclo ripetitivo in cui guadagnerà per un certo periodo per poi perdere tutto, tornare a studiare, scoprire un nuovo metodo miracoloso, riguadagnare per qualche tempo e perdere di nuovo tutto. Si tratta di un circolo vizioso, nel quale il trader troverà delle soddisfazioni psicologiche che gli permetteranno di lottare contro l’angoscia della morte, poiché risorgerà dalle sue ceneri come una fenice. Tuttavia, distruggerà gradualmente la sua autostima, con effetti potenzialmente devastanti sul lungo termine.

Alcuni cercheranno di comprendere e si cimenteranno nel lavoro più arduo della loro vita, che li cambierà e li metterà a dura prova. A quel punto, il trading non sarà più una sofferenza alternata a qualche gioia passeggera, bensì un’attività come un’altra, con i guadagni o le perdite che non provocheranno più emozioni. Il trading assumerà inoltre una dimensione naturale, poiché il rapporto con il denaro si è evoluto, non si basa più sulla sofferenza o sul narcisismo. Molti, troppi trader si identificano con i propri risultati: se guadagnano denaro, si sentono bene, il loro ego si gonfia. Se invece perdono, crollano e pensano di non valere più nulla. Non lasciate che sia il trading a influenzare la vostra vita. Spezzate le catene di questo circolo infernale.

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2 Commenti pour La psicologia nel trading

  1. Entony dit :

    Praticamente hai fatto un articolo sul santo gran del Trading complimenti

  2. Benoist Rousseau dit :

    Grazie per il tuo commento. Lo apprezzo molto e mi incoraggia a continuare.

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